Qualche giorno fa, ero in pausa al bar ed ho incontrato un vecchio amico elettricista.
Dopo aver gustato insieme un ottimo caffè ed aver parlato del più e del meno, il mio amico si è fatto scuro in volto e mi ha fatto una domanda che mi ha lasciato di sasso: “Ma come ragionate voi ingegneri?”
Sorpreso, gli ho chiesto cosa volesse dirmi e mi ha raccontato di essere coinvolto in una causa civile relativa ad un impianto elettrico che ha realizzato circa tre anni fa e che il committente ha contestato; non c’è stato verso di “aggiustare” la questione e sono finiti in Tribunale.
Per questa causa, è stato nominato un CTU al quale il Giudice ha chiesto di fare un tentativo di conciliazione.
Fin qui tutto normale, ma… ascolta bene cosa il mio amico elettricista ha continuato a raccontarmi…
Per fare il tentativo di conciliazione, il CTU li ha convocati presso il suo studio ed ha semplicemente chiesto ai due avvocati se c’erano possibilità per fare un accordo.
A questo punto, il mio amico elettricista si è rivolto a me con una faccia tra l’incredulo e lo schifato: “Ma scusa, se non siamo riusciti a metterci d’accordo finora e la cosa va avanti da un paio d’anni, fra le lettere raccomandate di avvocati e casini vari, come sperava questo c……e di CTU di metterci d’accordo con due parole?”
SI, ha usato parole un pò forti, ma come faccio a dargli torto?!? 😥
No, non condivido l’appellativo di c…….e che ha dato al CTU, ma per il resto concordo con lui al 100%!!
La “colpa” di questa situazione non è neanche del CTU, sono sicuro che è un collega bravo e preparato, ma questo non basta per portare a termine un tentativo di conciliazione con esito positivo.
Quasi tutti i CTU non hanno la minima idea di come fare una conciliazione e/o di come impostare un tentativo di conciliazione e si limitano semplicemente a chiedere alle parti se possono mettersi d’accordo.
Possibilità di riuscita di questo modo di fare? …0,5% … e voglio essere buono!
Questi maldestri tentativi di conciliazione sono la normalità, e sai perché?
Per due ragioni principali:
1. La cosiddetta CTU conciliativa (art. 696 bis del Codice di Procedura Civile) è un Istituto piuttosto recente, essendo stato introdotto a partire dal 1/3/2006, per cui non si è ancora diffusa una certa “cultura” della conciliazione.
2. I corsi di formazione per CTU non trattano adeguatamente questo argomento importantissimo perché non hanno la minima idea di cosa voglia dire impostare una conciliazione. Io ne sono testimone vivente, avendone frequentati parecchi!
Questi pseudo corsi di conciliazione si limitano semplicemente a presentarti come “oro colato” ed in varie salse la “famosa” (qui sono ironico 😉 ) tecnica dello stillicidio, ossia tutto quello che sanno dire ai corsisti è di insistere nel tentativo, cioè ripetere più e più volte la fatidica frase: “potete mettervi d’accordo?”
Purtroppo le cose non stanno così!
Quello che ha detto il mio amico elettricista è la pura verità, provo a spiegartela in maniera più scientifica. Hai letto bene: il processo di conciliazione è scienza!
Solo con questo approccio è possibile innalzare le probabilità di riuscita di un tentativo di conciliazione
Non si può improvvisare, né spingere il più possibile sulle parti perché facciano l’accordo.
In altri termini, quello che non ha capito il CTU protagonista della storia è che un qualsiasi accordo tra due persone non può mai venire solo ed esclusivamente su base puramente razionale.
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Un essere umano è sicuramente dotato di razionalità (alcuni un po’ meno 😉 ), ma ciò che dirige le sue decisioni è un qualcosa di più primordiale, di più istintivo: sono le emozioni!
Ora, se ci pensi, nel 100% dei procedimenti giudiziari le persone coinvolte vivono la situazione ad un livello di stress emotivo elevatissimo.
Quali sono le forti emozioni che provano? Rabbia nei confronti dell’altra parte, vendetta, invidia (pensa alle cause per contesa di eredità), paura…e via dicendo.
Queste emozioni sono nettamente prevalenti sull’aspetto razionale, per cui parlare a queste persone solo in termini razionali non produrrà alcun risultato!
È come voler svuotare l’oceano con un bicchiere!
Ovviamente non sto dicendo che l’aspetto razionale non conta nulla, dico solo che non è efficace se prima non si lavora sulle emozioni!
Mettiamola così: come CTU conciliatore sei davanti alla porta di una grande castello medievale, lavorare sulle emozioni equivale a farti aprire la porta. Una volta che sei dentro puoi cominciare a lavorare sugli aspetti razionali e materiali.
Lavorare sulle emozioni significa andare a scoprire quali sono le ragioni profonde, al di là di quelle razionali, che hanno spinto le due parti ad entrare in un procedimento giudiziario.
Ma prima ancora di lavorare su questo aspetto, dovresti creare un terreno favorevole fatto di dialogo con le persone, ossia dovresti entrare in empatia con l’anima delle persone per accedere alle loro emozioni.
Per tornare all’esempio del castello, prima ancora di arrivare alla porta, dovresti superare il fossato che circonda il castello.
Solo a questo punto potrai cominciare a lavorare sugli aspetti razionali e materiali.
Tutto questo aumenta vertiginosamente l’efficacia del tentativo di conciliazione che, nella maggior parte dei casi, si traduce in un accordo (o in un semi accordo).
A questo punto, tutti i protagonisti della vicenda sono contenti:
sono contenti i clienti perché hanno avuto una qualche soddisfazione (di tipo razionale e/o di tipo emotivo);
sono contenti gli avvocati perché hanno chiuso in breve tempo una pratica e possono intascare gli onorari;
è contento il Giudice perché avrà un procedimento in meno sul groppone e ovviamente, per le prossime nomine, si ricorderà del CTU bravo conciliatore.
E’ vero, è previsto un meccanismo di rotazione a cui il Giudice dovrebbe attenersi, ma è anche vero che il meccanismo non è molto rigido ed i Giudici hanno una estrema libertà di decisione.
Risultato per te che sei il CTU bravo conciliatore?
Più incarichi in futuro, più guadagni!
Il bello e il brutto di questa storia è che le tecniche di conciliazione non sono semplici, ma è anche vero che, una volta che le hai assimilate, hai un vantaggio competitivo enorme rispetto agli altri tecnici.
Dopo anni di studi, frequentazioni di corsi e sperimentazioni, le ho schematizzate ed ho preparato una guida passo- passo.
Dacci un’occhiata!
… e che sia un’ottima consulenza!
Michele Dimonte
PeritoInForma TM– La Guida Pratica per Consulenti Tecnici Giudiziari
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