Dieci Comandamenti che il CTU DEVE seguire

By | Febbraio 26, 2018

i 10 comandamenti che il CTU deve seguireCi sono cose che ogni CTU deve SEMPRE fare, in ogni incarico (e atteggiamenti che deve SEMPRE tenere, in ogni momento dell’incarico, in tutti gli incarichi).

Ne ho scelte 10 fra le più importanti.

Per cui, ho preparato un articolo in stile “check list”: un piccolo elenco che può sempre tornarti utile.

Naturalmente, considera che ce ne sarebbero molte altre, decine e decine (ne parlo nella mia Guida Pratica PeritoInForma).

Allora, se sei pronto…

Cominciamo

COMANDAMENTO N°1: il CTU deve ascoltare attivamente

ascoltare

Il CTU deve ascoltare attivamente ciò che le parti in causa, i rispettivi avvocati e consulenti tecnici di parte dicono (e non dicono) alle Udienze e nel corso degli incontri successivi.

Cosa significa ascoltare attivamente?

Mai sentito parlare di empatia? Disponibilità? Assertività? Sintonia?

Non sono uno psicologo (anche se la materia mi affascina e ogni tanto la studio), per cui la definizione che posso darne può non essere corretta al 100%.

Però, provo a dartene la versione che ti serve in questo momento.

Ascoltare attivamente (in tutti gli ambiti della vita, non solo nelle CTU) significa che, in qualche modo, devi riuscire ad entrare in contatto con chi sta parlando; ma non basta.

Questo entrare in contatto deve darti modo di riuscire a vedere cosa c’è oltre la cortina dei formalismi e del “freddo” rapporto professionale.

  • Cosa ti stanno dicendo realmente?
  • Sono realmente interessati a ciò che dicono o sotto c’è dell’altro?
  • Perché quello che dicono è interessante per loro? Per quale motivo? Per soldi, per “principio”, per partito preso, per ripicca, per episodi precedenti?
  • Quanto profondo è questo interesse?
  • Cosa non ti dicono (che se fossero davanti a un amico direbbero)?
  • Ecc. Ecc.

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Chiariamolo subito: ascoltare attivamente non è affatto facile!

Alcuni di noi sono più portati a farlo (o più abituati), altri meno: in realtà, è una competenza che tutti possono migliorare nel tempo, ma non è questo il punto.

Il punto (vero) è questo: se l’ascolto attivo è già difficile nelle normali situazioni, lo è ancor di più negli incarichi di CTU.

In quei momenti, infatti, sei un Organo della Giustizia, sei un Organo Terzo. Quindi: oltre un certo limite, non puoi permetterti di “essere amico”, non puoi utilizzare certi atteggiamenti.

Allora come si fa?

Devi sopperire in altro modo!

Come?

Devi rendere (ancor più ) acuto il tuo spirito di osservazione: devi diventare bravo a percepire il significato delle micro espressioni del viso, dell’andatura, del tono della voce, ecc.

È difficile, certo, non lo metto in dubbio.

Ma con l’allenamento si migliora e puoi lavorarci su!

Piccolo consiglio:  a meno che non stia vivendo da eremita, puoi allenarti all’ascolto attivo ogni qualvolta lo desideri; puoi farlo ogni volta che hai a che fare con una persona (anche quando vai dal panettiere) 😉 .

Ma perché è così importante l’ascolto attivo?

Ne parlo più approfonditamente al punto 2 di questo articolo; sintetizzando al massimo, il solo fatto di ascoltare attivamente ti fa comprendere in anticipo quali sono i punti più importanti della questione, in modo da ottimizzare il tuo impegno.

Inoltre,  con l’ascolto attivo, puoi acquisire elementi che potrai, poi, utilizzare nel corso del tentativo di conciliazione (sempre se non vuoi ricorrere alla banalissima frase, trita e ritrita in mille salse, “Signori, cercate di mettervi d’accordo”).

E questo introduce il secondo comandamento.

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COMANDAMENTO N°2: il CTU deve sempre tentare la conciliazione delle parti

stretta di mani

Chiariamoci subito: nel caso delle CTU di tipo conciliativo (art. 696 bis cpc), il tentativo di conciliazione è obbligatorio per legge.

Ma, anche quando affronti incarichi di CTU “normali” (cioè non conciliative) tentare la conciliazione tra le parti è un tuo preciso obbligo morale; anche se:

  1. le parti ti sembrano più distanti che mai; magari, se trovi un giusto punto di contatto, riesci a conciliarle;
  2. ti sembra di non avere un giusto punto di contatto- allenati a trovarli (nella mia Guida PeritoInforma, te ne elenco molti)
  3. temi che, a conciliazione avvenuta, il tuo compenso sarà più basso (non preoccuparti: se riesci a conciliare, ti arriveranno altri incarichi, che compenseranno alla grande questa apparente “perdita”). In ogni caso non devi mai pensare a questo.

Reputo la conciliazione un argomento basilare che dovrebbe appartenere al background culturale di ogni CTU.

Eppure, in giro c’è poco o niente da studiare.

Per questo ho dedicato un’intera sezione della Guida a questo argomento. E, in ogni caso, trovi tanti spunti a questa pagina.

COMANDAMENTO N°3: il CTU deve sempre registrare e verbalizzare tutto

Il CTU deve sempre registrare e verbalizzare tutto ciò che accade durante le operazioni peritali: in pratica sei una sorta di “Notaio”.

Per cui prendi nota degli orari di arrivo delle persone, degli eventuali ritardi/ allontanamenti anticipati, degli avvenimenti, delle dichiarazioni, delle prove ed esami che fai, ecc.

Questa operazione serve a tutelare te stesso e le parti, per tutto ciò che succede nel corso delle operazioni peritali.

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COMANDAMENTO N°4: il CTU deve sempre tagliare le spese superflue.

O, meglio, il CTU deve sempre scegliere gli accertamenti che, a parità di risultato finale, siano meno costosi.

Ne parlo approfonditamente in questo articolo.

Se sei bravo a ridurre le spese, sei un CTU diligente. E se sei un CTU diligente, alla lunga ricevi più incarichi, sei più rispettato e più autorevole

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COMANDAMENTO N° 5: il CTU deve gestire e custodire correttamente i dati delle parti coinvolte

Esistono precise procedure che il CTU deve mettere in atto per salvaguardare i dati delle parti coinvolte e per evitare le pesanti sanzioni previste in materia.

Come per la conciliazione, sono convinto che la gestione dei dati (Gestione Privacy) sia un argomento molto importante che ogni CTU e CTP dovrebbe conoscere.

Per questo, ci ho dedicato un’ intera sezione della Guida PeritoInForma.

Sulla gestione privacy, trovi altri approfondimenti a questo link.

COMANDAMENTO N° 6: il CTU deve determinare correttamente il proprio compenso.

denaro

Cosa vuol dire?

Innanzitutto, quando redigi l’istanza di liquidazione devi sempre attenerti alle disposizioni specifiche di legge.

Non c’è nulla da inventarsi né bisonga ricorrere, come mi hanno chiesto più volte, ad altre leggi.

Le leggi sui compensi dei CTU sono soltanto le seguenti tre

DM 30/05/2002 

DPR 115/2002

L 319/1980 (solo per l’art. 4; tutti gli altri articoli sono abrogati)

Determinare correttamente il compenso significa che non devi chiedere compensi alti, in raffronto all’opera che hai prestato, ma nemmeno mantenerti basso “per buona creanza”. Devi chiedere il giusto, commisurato al tuo impegno.

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COMANDAMENTO N°7: il CTU deve ammettere (serenamente) eventuali errori.

spiegare

Questo è uno dei punti più importanti.

Troppo spesso vedo che, in risposta alle osservazioni dei Consulenti di Parte, i CTU si chiudono nella loro torre d’avorio:

  • per paura di mostrare di aver ammesso un errore;
  • per orgoglio;
  • per paura di vedersi intaccare il prestigio ed il credito presso il Giudice;
  • ecc. ecc.

Tutte motivazioni stupide!

Se commetti un errore e, venutone a conoscenza, non lo segnali,  arrechi danni:

  1. al Giudice; lo metterai in difficolta, se le parti decidono di segnalarli l’errore;
  2. alle parti e alla Giustizia; come ti sentiresti se, a causa del tuo errore, fosse emessa una Sentenza ingiusta? non sarebbe (anche) colpa tua?
  3. a te stesso: se segnali un errore sarai molto apprezzato; viceversa, corri il rischio che, una volta scoperto, la tua immagine ne esca compromessa! Per sempre!

In tema di errori, c’è un passaggio fondamentale, che può esserti di grande aiuto: in qualità di CTU, hai il dovere di collaborare e ricevere collaborazione dai CTP.

Quindi: collabora con i CTP e “approfitta” della loro collaborazione.

Ricorda: il fine ultimo è sempre quello di servire la Giustizia, non la tua carriera (che ne sarà una piacevole conseguenza).

Per inciso, comunque, ammettere di aver sbagliato è sicuramente apprezzato dal Giudice.

E, giusto per chiarire tutto, quanto più entri nell’ottica di fare le cose per bene per la Giustizia, non (solo) per te, tanto più vedrai crescere la stima e gli apprezzamenti verso il tuo lavoro.

Per cui, segui il faro della Giustizia: tutto il resto vien da sé, (quasi) in automatico.

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COMANDAMENTO N°8: il CTU deve consegnare in tempo

in tempo

C’è bisogno di commentare?

Se non riesci a consegnare in tempo, succede che:

  1. il Giudice ti decurta il compenso che hai richiesto, dimezzandolo;
  2. provochi un danno alle parti, perché non avendo disponibile il tuo elaborato, sono costrette a rimandare la preparazione dei loro scritti difensivi. Su quali argomenti li preparerebbero, visto che non hanno sottomano la tua relazione?
  3. provochi un danno alla Giustizia: se, a causa del tuo ritardo, il Giudice è costretto a far slittare le Udienze (per cui, intralcerai la macchina della Giustizia contribuendo a rallentarla, causando ritardi ad altri cittadini che nel frattempo Le si sono rivolti)
  4. provochi un danno a te stesso: sarai ritenuto poco affidabile, per cui in futuro puoi scordati gli incarichi. C’è bisogno di dilungarmi su questo punto? No, vero?

COMANDAMENTO N°9: il CTU deve restare nell’ambito dei quesiti

equlibrio

Questo, in assoluto, è uno dei Comandamenti più violati.

La questione è semplice: non puoi andare oltre quello che c’è scritto nei quesiti perché, in un modo o nell’altro, daresti un vantaggio ingiusto (o recheresti uno svantaggio ingiusto) ad una delle parti.

Non so se è ti è già capitato di essere “parte attiva” in una qualsiasi causa: no, non mi riferisco ad eventuali incarichi di CTU o CTP che hai ricoperto in passato.

Mi riferisco proprio ad essere parte in causa.

Beh, se ti è capitato (e se non ti è mai capitato, puoi immaginarlo) sai benissimo che in certe situazioni tutto ti sembra appeso a un filo, checché ne dica il tuo avvocato “ottimista”.

Basta una mossa sbagliata e …zac, la causa prende un brutta piega. Hai presente l’elefante che si muove in una stanza di cristalli. Ci sei?

Per cui, quando ricopri il ruolo di CTU, con il tuo operato, con il tuo andare fuori dalle righe, puoi destabilizzare questo delicato equilibrio e far prendere al processo pieghe inaspettate.

Hai presente la finale di Champions League del 1999, tra Bayern Monaco e Manchester United? Al 90° i tedeschi stavano vincendo 1-0. Ma in pochi minuti, nel tempo di recupero, il Manchester UTD riuscì a ribaltare la situazione!

Cose del genere avvengono anche nei procedimenti giudiziari …e non sono così rare. Cosa c’entra in questo caso? Te lo spiego subito

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Immagina di essere parte in causa, sei quasi sicuro di vincere, poi ti arriva un CTU che cambia la carte in tavola, perché è andato oltre quello che gli era stato richiesto…

Con le dovute proporzioni, sarebbe come se al 90° di una partita che la tua squadra sta vincendo, l’arbitro assegnasse inspiegabilmente 5 minuti di recupero (e in quei 5 minuti gli avversari riuscissero a fare due goal e vincere).

Per inciso, in quella finale, il recupero, assegnato dall’arbitro Collina, era davvero di 5 minuti ed era giustificato (immagina se quel recupero fosse stato ingiustificato, cosa sarebbe successo…)

La stessa cosa succede per una causa il cui esito viene ribaltato per effetto del CTU e del suo sciagurato modo di procedere.

Come ti sentiresti? Non vorresti cavargli la pelle (in senso figurato, spero ;-)) ?

Beh, ti do una notizia: non hai idea di quante persone, che NON sono CTU e CTP,  leggono il mio blog e, deluse dai comportamenti di questi “professionisti”, mi chiedono aiuto, alla ricerca di un modo per fargliela pagare! Sprizzano veleno da tutti i pori!

Vuoi davvero metterti in queste rogne?

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COMANDAMENTO N°10: il CTU deve stare attento a chi partecipa alle operazioni peritali

riunione

Il CTU deve impedire la partecipazione alle operazioni peritali alle persone che non ne hanno titolo.

Proprio così: molti, tra quelli che si crede possano partecipare alle operazioni, in realtà non possono.

Anche quelli che, a prima vista, ti sembrano “in regola”.

Devi trasformarti in una sorta di buttafuori.

Ne parlo approfonditamente al punto 3 di questo articolo.

Bene, siamo in chiusura. Direi che per oggi va bene così.

Questi sono i 10 Comandamenti.

Osservali!

O finirai per bruciare la tua carriera da CTU!

città in fiamme

…e che sia un’ottima consulenza.

Michele Dimonte

PeritoInForma TM– La Guida Pratica per Consulenti Tecnici Giudiziari

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4 commenti su “Dieci Comandamenti che il CTU DEVE seguire

  1. xxx

    Salve, ritengo il 90 % delle cose scritte molto centrato, come la quasi totalità dei contenuti del blog e degli articoli che scrive, molto interessanti ed utili.
    Invece il comandamento n. 2 mi sembra del tutto sbagliato, anche alla luce del comandamento 9. Se mi devo attenere ai quesiti, per quale motivo dovrei tentare la conciliazione, se nessuno me lo chiede, giudice e codice civile compresi? Lo reputo un comportamento non solo sbagliato ma anche pericoloso. Mi sono trovato di fronte un CTU che, non se se aveva letto i comandamenti ma mi ha sostenuto che doveva tentare la conciliazione, per legge e pure perché “italiano”?!?!?!?!?! La cosa ancor più grave era che nel procedimento in questione la controparte era contumace e lui ha chiamato per provare a sentirla per questa conciliazione: si rende conto di tutto ciò che poteva accadere e che per fortuna non è accaduto? Al di là della contumacia aggravante, resta il fatto che se non si è di fronte ad un ricorso ex art 696 bis, il CTU non deve assolutamente tentare una conciliazione, che è fuori dal mandato e dal quesito.
    Credo che se il Giudice sapesse che un suo CTU ha sconfinato ed ha tentato una conciliazione in una CTU “qualunque” non solo non gli darebbe più alcun incarico ma lo convocherebbe per fargli un cazziatone!!!

    Rispondi
    1. Michele Dimonte Autore del post

      Buonasera.
      La ringrazio per le parole di stima nei miei confronti e per questo commento molto utile, al quale rispondo volentieri: il confronto è sempre utile; ad averceli lettori così attenti…
      È vero quello che dice: la conciliazione ad opera del CTU è obbligatoria, per legge, SOLO in caso di ricorso ex art 696 CPC.
      Infatti, nell’articolo distinguo, credo molto chiaramente, l’obbligo di legge (art.696 bis CPC) dall’obbligo MORALE di tentare la conciliazione anche nei casi in cui non è espressamente richiesta.
      Per rispondere alla domanda (“Per quale motivo dovrei tentare la conciliazione, se nessuno me lo chiede, giudice e codice civile compresi?”), la motivazione è appunto di tipo morale (anzi, ce ne sono altre, ma ci allontaneremmo troppo dal contenuto di questo articolo).
      Se stai svolgendo il ruolo di CTU, stai servendo la Giustizia: se stai servendo la Giustizia, un modo per migliorarla è appunto quella di velocizzarla, contribuendo a risolvere anzitempo un procedimento, a liberare tempo per il Giudice (che potrebbe utilizzarlo per un altro procedimento e “fare più rapidamente Giustizia” per altri cittadini), a costruire un esito che soddisfi tutte le parti in causa (cosa che non avverrebbe mai se si arrivasse a sentenza)
      Ovviamente, non è obbligatorio sentire questa missione: ma posso assicurare che, quando si riesce a portare a termine una conciliazione, il Giudice non può che esserne contento, che lo abbia chiesto espressamente o meno. Altro che “cazziatoni”…perchè dovrebbe irritarsi? (a meno che non siano state commesse irregolarità nel corso della conciliazione, ma questo è un altro discorso).
      E, d’altro canto, non si sta nemmeno violando alcunché: l’obbligo di rimanere nel solco dei quesiti e del mandato attiene ad un’altra questione, ad un’altra esigenza; è, cioè, giustificato dal fatto di non recare vantaggi o svantaggi alle parti, una volta che è stato stabilito “l’assetto” del procedimento.
      Ma, se avviene una conciliazione, tutto questo è superato: le parti non hanno più interesse a che un Terzo (il Giudice) decida per loro. È come arrivare al miglior esito possibile per le parti, quello che le soddisfa (magari parzialmente, rinunciando a qualche pretesa in cambio di certezze e di risparmio di tempo). Se le parti si accordano, non c’è più conflitto: non ha più senso continuare la causa, a prescindere da cosa è successo fino a quel momento, da quali prove sono state raccolte, da come sono stati redatti i quesiti, da che tipo di procedimento è stato incardinato, ecc. Tra l’altro, sono numerosi i procedimenti in cui le parti decidono autonomamente di accordarsi: questo è sempre possibile, in ogni momento e in ogni fase del Giudizio (più volte la Corte di Cassazione ha confermato questo orientamento).
      Vengo al caso specifico che riporta…
      Concordo sul fatto che questo CTU non avesse ben chiare le cose e che abbia detto un po’ di cose inesatte: confermo che non stava tentando la conciliazione per legge (se non era in ambito 696 cpc); aggiungo, non so se è questo il caso, che è meschino dire “Devo fare la conciliazione, per legge”, quando non è così, solo per giustificare il proprio operato o, peggio ancora, indurre in sudditanza psicologica le parti.
      E nemmeno mi esprimo sul fatto che doveva tentarla perché “italiano”. Che cavolo voglia dire, lo sa solo lui… mah.
      È sconcertante che abbia tentato la conciliazione con una parte contumace: assolutamente sconcertante! Oltre che passibile di sanzioni molto pesanti!
      Mi meraviglio che l’altra parte abbia lasciato fare…
      Rispondo all’altra domanda (nel caso fosse diretta a me): certo, mi rendo conto di cosa poteva accadere (ma non sono responsabile dei comportamenti di tutti i CTU d’Italia ;-))
      Per inciso, sicuramente il CTU in questione non aveva letto questi comandamenti perchè questo articolo è di oggi: prima di oggi non era mai stato pubblicato da nessuna parte.
      Spero di aver chiarito.
      Resto disponibile per approfondimenti ed ulteriore confronto.

      Rispondi
      1. xxx

        Salve di nuovo, anche per me il confronto è fondamentale e la ringrazio per la sua attenta ed argomentata risposta. Condivido che se uno si trova davanti a due litiganti e riesce a metterli d’accordo fa moralmente una buona azione. La mia critica era così accesa sul punto perché forse ero un po’ scottato dalla mia recente esperienza, in cui la contumacia della parte aveva dato un indubbio vantaggio al mio assistito e la convinzione del CTU di dover conciliare obbligatoriamente ed il suo conseguente tentativo di contattare telefonicamente una parte contumace stava rischiando di capovolgere gli equilibri… Certo che la situazione è diversa se un ctu si trova al tavolo con parti, tecnici ed avvocati e riesce a mettere pace…
        Per trovare una sintesi tra il suo iniziale comandamento n. 2 e la mia iniziale posizione antitetica, proporrei una rivisitazione del comandamento n.2, che potrebbe essere: “un bravo CTU deve sempre tentare di ridurre la distanza tra le posizioni delle parti”.
        La saluto e continuo a seguirla con piacere.

        Rispondi
        1. Michele Dimonte Autore del post

          Purtroppo, il suo è stato un caso particolare (e condivido il suo dispiacere)
          Come tutti i casi particolari, però, non può scalfire un principio (o un comandamento).
          I principii, per definizione, sono linee guida di tipo “aspirazionale”: non possono e non devono adattarsi ai singoli casi specifici.
          Altrimenti avremmo 20.000 principii (o comandamenti), uno per ogni caso particolare.
          Sta all’intelligenza ed alla cultura di chi opera (purtroppo non è il caso di questo CTU che le è capitato, a giudicare da quanto riporta) conformarsi ai principii, anche e soprattutto nei casi particolari.
          Diversamente, non ci sarebbe bisogno di un professionista: basterebbe un “applicatore seriale” di istruzioni, anche senza cultura.
          Ed aggiungo, nel caso particolare, che il titolo del principio (o comandamento) serve a fissare il concetto, poi va analizzato e sviscerato (come ho fatto per ciascuno).
          Ed infine è gradito il suo suggerimento sul titolo del comandamento n° 2 da modificare in “Un bravo CTU deve sempre tentare di ridurre la distanza tra le posizioni delle parti”, ma non posso trovarmi d’accordo; infatti, formulato in questo modo il principio non darebbe un indirizzo chiaro: cosa significa ridurre la distanza? Non è un qualcosa di quantificabile…E lascerebbe aperto il campo ad altre questioni: di quanto ridurre la distanza? Del 50%, del 10%, del 20%? Con quale criterio si dovrebbe decidere la riduzione della distanza? Che utilità avrebbe, per la Macchina Giudiziaria, un procedimento in cui le parti hanno “accorciato” le distanze rispetto ad uno in cui le parti sono nelle posizioni originarie? Visto che il conflitto non sarebbe risolto, sarebbe comunque necessario l’intervento del Giudice che, anzi, a quel punto potrebbe avere un compito ancor più gravoso, dovendo valutare anche la correttezza della riduzione delle distanze.
          Spero di aver chiarito.
          Grazie per i chiarimenti ed il confronto.

          Rispondi

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