Riguardo la CTU Conciliativa, in un precedente articolo, avevo parlato di alcune problematiche che rendono difficile portare a termine un tentativo di conciliazione.
Tra queste problematiche ve ne erano alcune di tipo oggettivo, dipendenti cioè dalla situazione;
altre di tipo “soggettivo”, ossia atteggiamenti dipendenti da convinzioni soggettive, personali del CTU- conciliatore.
Tra queste ultime, l’atteggiamento più frequente, in assoluto, è quello di non crederci al 100%, assegnando alla conciliazione l’etichetta di “impossibile”.
Ed è un atteggiamento alimentato da tre…scemenze.
La scemenza numero 1 è il credere di non essere personalmente portati per l’attività di conciliazione, per propri limiti caratteriali, di personalità, ecc. Ne parlo in questo articolo.
Questo è il momento di parlare della scemenza numero 2:
“ritenere, soggettivamente, che le posizioni delle parti in causa siano inconciliabili”.
Detta in altri termini: ritenere che le parti in causa siano talmente lontane nelle loro posizioni che non è possibile, nella pratica, arrivare ad un accordo.
Questa è una scemenza per svariati motivi, primo fra tutti l’ habitat mentale da cui nasce.
Di che habitat mentale sto parlando?
Tanti CTU sono abituati a pensare che l’accordo sia possibile a metà strada, in questo incoraggiati anche da molti corsi di conciliazione che spingono questo concetto.
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L’aforisma latino “In medio stat virtus” (la virtù sta nel mezzo) ha una sua valenza ma non è questo il modo giusto di interpretarlo.
È solo un proverbio, e come tale è molto generale; indica una strada generale; poi dobbiamo essere bravi a riadattarlo al nostro caso specifico.
Certo, non significa che l’accordo è possibile solo a “metà strada”.
Tutto dipende da che significato diamo alla locuzione “a metà strada”.
Se diamo un significato letterale, allora saremo portati a credere che dobbiamo individuare un numero e/o un qualcosa di oggettivo che sia a metà strada fra i contendenti.
Ma, così facendo, ci andremmo a limitare fortemente:
infatti, non esistono solo i numeri, nudi e crudi, non esistono solo gli aspetti oggettivi!
Torniamo per un momento alla nostra scemenza n° 2 .
Te la ripeto.
La scemenza n° 2 è “ritenere, soggettivamente, che le posizioni delle parti in causa siano inconciliabili”
Finora abbiamo visto da dove parte, ne abbiamo visto l’origine.
Cerchiamo, ora, di capire il motivo per cui è una scemenza.
L’errore di fondo è quello di giudicare a prima vista, con una semplice occhiata, più o meno approfondita, alle posizioni delle parti in causa.
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E’ un errore perché:
- c’è, comunque una possibilità, anche minima: se è stata chiesta una CTU Conciliativa, almeno una delle parti in causa ritiene possibile l’accordo;
- dobbiamo sempre ricordarci che è ovvio che se sono arrivati in Tribunale, la situazione è difficile e pesante; altrimenti l’accordo lo avrebbero già trovato molto tempo prima di affidarsi agli avvocati e finire in Tribunale;
- come conseguenza, le posizioni sono quasi sempre difficili da conciliare: non esiste mai un caso semplice.
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Se fosse semplice non ci sarebbe bisogno della bravura del CTU e quindi andrebbe bene porre alle parti la classica domanda “potete mettervi d’accordo?” in questa o nelle sue mille varianti che insegnano in alcuni corsi di conciliazione (“c’è una possibilità di accordo?”, “avete pensato ad una soluzione conciliativa?”).
Domanda che ha efficacia pari a zero; eppure, follemente, viene ripetuta in ogni CTU Concilativa.
Assodato, quindi, che le situazioni non sono mai semplici (o quasi mai), è anche vero che, quasi sempre, si può individuare una via d’uscita (in molti casi, anche più di una).
Attenzione: individuarla non significa che automaticamente la CTU Conciliativa andrà a buon fine.
Individuare una via d’uscita è solo il primo passo. Però almeno ci si può lavorare su!
Per individuarla bisogna guardare la questione punto di vista alternativo: bisogna elevarsi dalla contesa e guardare la situazione un po’ più ad ampio raggio.
C’è un aforisma molto famoso, attribuito ad Einstein:
“Non puoi risolvere un problema rimanendo sullo stesso piano di pensiero che lo ha generato”
Tradotto nel nostro caso significa che, se rimaniamo ancorati alla situazione, ossia se ci limitiamo soltanto a leggere gli atti del processo, è chiaro che non troveremo mai un modo efficace per una soluzione alternativa.
La situazione ci sembrerà difficile (e lo è ) e resterà tale.
Per cui è indispensabile guardare la questione da un punto di vista alternativo.
In linea di massima ed in estrema sintesi, per trovare una soluzione dobbiamo lavorare su questi due punti.
- La creatività, intesa come la capacità (e la competenza) per trovare “piatti alternativi” nella bilancia del compromesso.
- La sfera delle emozioni e dei desideri inespressi delle parti: molto spesso la situazione che emerge dagli atti del processo è solo la punta dell’iceberg. Sotto c’è un mondo inesplorato fatto di emozioni, di rinuncie, di sentimenti, di opportunità, su cui si può far leva per guidare le parti verso l’accordo.
La prossima volta che ricevi un incarico di CTU Conciliativa, comincia a pensare in questi termini.
Se, poi, vuoi accelerare il tuo apprendimento, nella mia guida PeritoInForma TM sono contenute un po’ di tecniche per fare questo, per individuare una soluzione alternativa.
…e che sia un’ottima consulenza.
Michele Dimonte PeritoInForma TM– La Guida Pratica per Consulenti Tecnici Giudiziari
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